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La ricamatrice di parole

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LA RICAMATRICE DI PAROLE
Era rimasta lì. Anche dopo che suo padre e sua madre erano mancati. Era rimasta in quel luogo singolare. Il suo luogo.
Ormai era quasi mezzo secolo che lo abitava.
Nonostante l'ingiunzione di sfratto. Tosca, continuava ad occupare la Torre.
Le avevano promesso un appartamento in centro. Sarebbe stata vicino ad altre persone. - Non le pesa la solitudine?- chiese l'impiegata, guardando l'orologio.
-La solitudine?-
Tosca, non rispose alla domanda. Non poteva certo dire che non era così sola. Perché i piccioni e il vento le facevano compagnia. Non avrebbero compreso.
Non rispose neppure, quando le fu detto che avrebbe dovuto lasciare la Torre, con le buone o con le cattive.
I piccioni non la lasciavano mai. Alcuni si appollaiavano sul tavolo vicino a lei. Altri svolazzavano nella stanza, fermandosi sulla cima della credenza per guardarla dall'alto con i loro occhietti e iniziare il loro concerto.
L'amico vento s'insinuava nelle piccole finestre, del piano alto. Irrompeva nella stanza, facendo vorticare tutto ciò che trovava.
Dal pavimento, la polvere in movimento circolare saliva in alto.
Quando vento e sole s'incontravano, le piccole particelle diventavano oro. Tosca seduta sulla soglia le guardava ballare.
Era al vento che affidava i suoi lavori appena terminati.
Esso li sollevava, per portarli all'altezza delle finestre, ed accompagnarli all'esterno.
Loro volteggiavano in aria, leggeri e lievi come farfalle, per ricadere sui davanzali delle finestre del paese. Si adagiavano sull'erba dei prati, sui rami degli alberi. Pagine di quaderno a righe ricamati da una grafia minuscola e fitta.
La penna di Tosca non conosceva soste, si muoveva sul foglio in movimento ritmico. La ragazza, aveva iniziato ad usarla da piccola. Quando la maggior parte delle bambine, imparava l'arte del ricamo, lei, rimaneva per giorni, nella stanza della Torre ad imbastire storie. Con grande arrabbiatura della mamma, che si
era calmata solamente dopo che il marito, le aveva detto:
Tosca, all'ago, ha preferito la penna, alla stoffa la carta. Vorrà dire che diventerà ricamatrice di parole.
I piccoli messaggi sospinti dal vento, volavano in cielo insieme agli uccelli. Per poi posarsi delicatamente a terra.
Alcune volte atterravano sulle mani delle persone.
Le favole si posavano tra le dita dei bambini, che le afferravano, per leggerle la sera, prima di dormire. Le poesie d'amore: sul palmo caldo degli innamorati, che le appoggiavano sul cuore.
Quelle di speranza, accarezzavano dolcemente, il dorso della mano, degli uomini disperati, che si rincuoravano un attimo.
Quel giorno, i piccioni, inspiegabilmente si zittirono. Il vento si calmò. Qualcuno bussò alla porta della Torre.
I colpi forti e continui, fecero rabbrividire Tosca.
Prese tutti i fogli dal tavolo. Poesie e molte molte favole. Salì le strette scale, fino a trovarsi sul terrazzino. Il vento le carezzò i capelli. Le tolse i lavori di mano, che sospinse nell'azzurro.
Solo dopo vide il suo corpo, volare con loro.

 Angelo Naclerio - 22/06/2022 13:43:00 [ leggi altri commenti di Angelo Naclerio » ]

Delicatissima e struggente.
Quando incontro storie che sono storie e nient’altro sempre più mi vien da raffrontarle alle troppe storie romanzate pullulanti nelle librerie, quasi tutte artificiose ed artefatte, per più o meno ampie parti scritte da autori che, all’infuori di necessari spunti ed orpelli, neppur sono "Quelli" che infine le firmano..
Un caro saluto

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